giovedì 5 gennaio 2017

Aria, acqua, luce e calore

Tutti gli organismi viventi, piante o animali, hanno bisogno, per vivere e riprodursi, di un ambiente adatto. Bisognerà quindi, prima di cimentarsi nella coltivazione di piante di qualunque genere, vedere quali condizioni possiamo offrirgli e scegliere le piante che meglio si adattano ad esse.
I fattori di cui dobbiamo tenere conto sono: l’aria, la luce, l’acqua e il calore.
Partendo dal presupposto che per quel che concerne la composizione chimica e fisica del terreno possiamo facilmente agire per modificarla, andiamo a vedere l’incidenza degli altri elementi.

ARIA
Come tutti gli organismi viventi anche le piante utilizzano l'aria per sopravvivere. Per le succulente (così come per le altre piante) assumono vitale importanza l’ossigeno (per la respirazione) e l’anidride carbonica (per il processo di fotosintesi). L'unica differenza per quanto concerne l'impiego di questi gas, è dovuta al periodo di assimilazione. Mentre per tutte le altre piante l'assimilazione dell'anidride carbonica ed il processo di fotosintesi avvengono di giorno, al contrario, per le succulente il processo di assimilazione avviene di notte e la fotosintesi di giorno.
Le piante grasse vanno tenute in luoghi in cui vi è una costante circolazione dell’aria. La loro collocazione in luoghi poco areati favorisce lo sviluppo di funghi.

LUCE E CALORE
Quando le piante si trovano esposte alla luce, i tessuti contenenti la clorofilla e l'anidride carbonica danno luogo ad un processo chiamato fotosintesi clorofilliana, che producendo zuccheri ed amidi garantiscono la crescita della pianta.
La luce, inoltre, determina la direzione di crescita delle piante ed assicura la germinazione dei semi, lo sviluppo dei fiori e la crescita vegetativa.
Senza la luce la pianta eziola nel disperato tentativo di raggiungere la luce, perde colore e finisce col morire. 
Un ottimo accorgimento è quello di esporre le piante a Sud (maggior tempo di esposizione), su di un balcone o terrazza. Tuttavia se le esposizioni non avvengono in maniera graduale potrebbero generarsi vistose bruciature e, nei casi più gravi la morte della pianta stessa.
Sarà l’esperienza acquisita osservando nel tempo la crescita delle nostre piante, ad insegnarci quali piante preferiscono stare protette in una serra, quali all'esterno, quali esposte completamente al sole oppure ombreggiate.
Per poter garantire una crescita proporzionata delle nostre piante, impedendo che queste assumano forme strane, è necessario, di tanto in tanto, ruotarle per garantire un'esposizione omogenea di ogni parte della pianta. Tutti coloro che hanno intenzione di coltivare piante grasse devono, come prima cosa, conoscere l'ambiente di crescita di queste piante, se hanno bisogno di luce intensa, di un'esposizione diretta o di luoghi ombreggiati, della composizione chimica del terreno.

ACQUA
la maggior parte delle piante muore per eccessi nelle annaffiature ed è impossibile stabilire
una regola fissa per determinarne la quantità e la periodicità. Numerosi fattori quali il tipo di vaso, il terriccio usato, la temperatura, il periodo dell'anno e la posizione della pianta contribuiscono a determinare frequenza e quantità d'acqua delle annaffiature.
Nelle piante grasse l’acqua può arrivare a costituire anche il 90% del peso della pianta.
Per la maggior parte delle succulente in primavera e all'inizio dell'estate la ripresa vegetativa, facendo crescere la nostra pianta, richiederà molta acqua. Durante l'inverno, l'arresto vegetativo dovuto alla mancanza di luce e calore porterà ad una sospensione delle annaffiature.
La mancanza d'acqua provoca un avvizzimento della pianta che può essere, temporaneo ad un primo livello e permanente se la mancanza d'acqua si prolunga.
Lo stato di avvizzimento permette a moltissime specie di superare, indenni, lunghi periodi di siccità (moltissimi mesi), mentre una flebile pioggia assicura una ripresa rapida dello stato normale (in alcuni casi una forte umidità permette alla pianta di sopravvivere e di recuperare, per condensa, l'acqua sufficiente alla sua vita).
Un caso particolare di adattamento a prolungati periodi di siccità, si può osservare, nella Lophophora Williamsii che, nei periodi secchi, avvizzisce a tal punto da interrarsi completamente per poi riprendere la sua forma normale.
In serra si può cominciare ad annaffiare alla fine di Febbraio o ai primi di marzo, quando le piante accennano una ripresa vegetativa caratterizzata dalla comparsa, all'apice, di nuovo tessuto o dai colori vivaci delle nuove spine, il cui sviluppo, in autunno, si era interrotto.
In principio si annaffia ogni 10-15 giorni, poi si aumenta la frequenza e in Maggio (e anche a fine Aprile se fa caldo) si arriva ad annaffiare ogni volta che la terra, in superficie, è asciutta. In estate per piante grasse a dimora in vasi piccoli e poco profondi (circa 10 cm) può capitare di annaffiare anche una volta al giorno. Per piante molto sensibili e soggette ad attacchi funginei sarà l'esperienza ad insegnarci di quanto diradare le annaffiature.
Bisogna bagnare uniformemente il terriccio tutto intorno alla pianta fino a quando un pò d'acqua fuoriesce dai fori di drenaggio. Seguendo questa modalità, le radici crescono uniformemente e non verso l'alto come nei casi in cui si bagna appena la superficie. Lo scorrere dell'acqua attraverso tutto il substrato fino ai fori di drenaggio favorisce, inoltre, il ricambio d'aria nel terreno e contribuisce a smaltire quei sali minerali in eccesso che si accumulano nel terreno a causa delle concimazioni e della durezza dell'acqua stessa. Il fabbisogno d'acqua di una pianta grassa varia anche in relazione alla sua età: nei semenzai, infatti, le giovani piantine vanno mantenute sempre in un substrato umido per i primi mesi. Si può lasciar asciugare il substrato, tra un'annaffiatura e l'altra, quando le piantine si sono irrobustite ed hanno emesso le prime spine o foglioline.
E' opportuno osservare, durante le fasi dell'annaffiatura, delle piccole precauzioni:

Bagnare con precauzione le piante a cuticola ricoperta di cera poiché l'acqua asporta la cera e la pianta perde una gran parte della sua caratteristiche e della sua bellezza.

Non bagnare i fiori che si vogliono usare per l'impollinazione o che sono stati impollinati da poco. In natura la pianta "ha imparato" a chiuderli quando il tempo minaccia pioggia: non li può difendere dai nostri acquazzoni senza preavviso.

E' preferibile fare delle annaffiature abbondanti e piuttosto rade che scarse e troppo fitte; queste ultime non lasciano asciugare la terra fra l'una e l'altra.

Nel dubbio è meglio scarseggiare che abbondare nella frequenza delle annaffiature in quanto le piante sopportano lunghi periodi di asciutta. Un riferimento particolare va rivolto alle caratteristiche dell'acqua; preferibilmente va usata acqua piovana, preventivamente raccolta. In mancanza, acqua di rubinetto dopo averla lasciata a riposare per far depositare il calcare.

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